Natale: acquisti Made in Italy per 3 italiani su 4
Coldiretti, ecco i prodotti della tavola a rischio falsificazione
Tre italiani su quattro (75 per cento) per Natale pensano di acquistare prodotti Made in Italy evidenziando un atteggiamento “patriottico” di molto superiore a quello degli altri Paesi europei dove in media solo il 59 per cento dei cittadini metterà sotto l’albero prodotti del proprio Paese. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dell’indagine “Xmas Survey 2009” di Deloitte, in occasione dell’incontro su “Il vero Made in Italy fa crescere le imprese e il paese” con la partecipazione del Ministro per le politiche comunitarie Andrea Ronchi e del presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà. in occasione della conversione in legge del cosiddetto “Decreto Ronchi” con la nuova norma su cosa si intende per “prodotto interamente italiano” e la definizione di sanzioni a carico dei falsari.
L’atteggiamento positivo dei consumatori italiani verso il Made in Italy, in occasione delle spese natalizie, è rafforzato – sottolinea la Coldiretti – dall’attenzione verso il rispetto delle norme sociali e ambientali che viene garantito dalla produzione nazionale.
Secondo l’indagine – precisa la Coldiretti – ben l’86 per cento degli italiani non comprerebbe prodotti ottenuti con il lavoro minorile mentre l’82 per cento evita di acquistare prodotti che favoriscono l’emissione di gas ad effetto serra che hanno un impatto sul pianeta, come quelli alimentari importati in Italia da paesi extracomunitari attraverso lunghi trasporti con mezzi inquinanti.
L’attenzione ai prodotti della tradizione italiani è confermata anche dal fatto che le previsioni per cenoni, pranzi e omaggi alimentari delle vacanze di Natale sono – ritiene la Coldiretti – incoraggianti con quasi due italiani su tre (65 per cento) che spenderanno la stessa cifra dello scorso anno ma anche un 16 per cento che prevede di spendere di piu’ mentre un 19 per cento conterrà gli acquisti.
La domanda di prodotti alimentari Made in Italy si scontra però – denuncia il presidente della Coldiretti Sergio Marini – con il fatto che solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani, ma nessuno lo sa. E’ per questo che Coldiretti si è impegnata nella realizzazione una filiera agricola tutta italiana, un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto. Secondo il presidente della Coldiretti, “per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un Made in Italy alimentare cinque volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export Made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese.
In Italia, gli inganni del finto Made in Italy – prosegue la Coldiretti – riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere mentre si importano 100 milioni di chili di pomodoro concentrato che rappresentano il 15 per cento della produzione nazionale di quello fresco. Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale , ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima. Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza per l’ortofrutta fresca, le uova, il miele, il latte fresco, il pollo, la passata di pomodoro e dal primo di luglio è arrivato anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa – continua la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine che sono però oggetto di un decreto del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia in corso di verifica da parte dell’Unione Europea la quale invece lascia libera circolazione al formaggio parmezan rumeno, all’olio Romulo spagnolo, alla fontina svedese, alla palenta montenegrina, al cambozola tedesco e al barbera bianco romeno.
La mancanza di chiarezza sul vero Made in Italy a livello nazionale e comunitario ha favorito la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all’estero dove – precisa la Coldiretti – le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. E’ il caso – spiega la Coldiretti – dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, ma ci sono anche il Romano, l’Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche i l Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, salame toscano, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada.
I Paesi dove sono piu’ diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove – denuncia la Coldiretti – appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. “Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori – conclude il presidente della Coldiretti Sergio Marini – che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari.
L’ETICHETTA CON L’ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI
Cibi con l’indicazione di provenienza
E quelli senza
Carne di pollo e derivati
Pasta
Carne bovina
Carne di maiale e salumi
Frutta e verdura fresche
Carne di coniglio
Uova
Frutta e verdura trasformata
Miele
Derivati del pomodoro diversi da passata
Passata di pomodoro
Latte a lunga conservazione
Latte fresco
Formaggi non dop
Pesce
Derivati dei cereali (pane, pasta)
Extravergine di oliva
Carne di pecora e agnello
Fonte: Elaborazioni
IL “FALSO” MADE IN ITALY SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI
DUE PROSCIUTTI SU TRE VENDUTI COME ITALIANI MA PROVENIENTI DA MAIALI ALLEVATI ALL’ESTERO;
TRE CARTONI DI LATTE A LUNGA CONSERVAZIONE SU QUATTRO CHE SONO STRANIERI SENZA INDICAZIONE IN ETICHETTA;
OLTRE UN TERZO DELLA PASTA CHE È OTTENUTA DA GRANO CHE NON È STATO COLTIVATO IN ITALIA;
LA METÀ DELLE MOZZARELLE NON A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CHE SONO FATTE CON LATTE O ADDIRITTURA CAGLIATE STRANIERE.
Fonte: Elaborazioni Coldiretti