Archivio della categoria: Marchi di qualità

I pneumatici pirelli per l’estate, quali scegliere per la propria auto

 

L’estate è la stagione migliore per tirare fuori dal garage la decappottabile in serbo per le grandi occasioni, quindi tirare via il tettuccio impolverato, chiamare gli amici e prendere la strada verso il mare. Prima di fare questo, però, è importante verificare che le gomme in dotazione siano ancora in buone condizioni. E se non lo fossero? In questo caso è meglio rinviare la gita al mare con gli amici e dedicarsi con cura alla ricerca di pneumatici adatti per la propria auto, meglio se per tutte le stagioni. La scelta diventa più facile se si decide di optare per le gomme più famose del mondo, i pneumatici pirelli. L’offerta è ampia e adatta a qualsiasi tipo di vettura e di condizione meteo. Chi è in possesso di un potente SUV, di un crossover o di una macchina sportiva non potrà non apprezzare le qualità della gamma Scorpion: questa particolare serie di pneumatici pirelli si distingue per versatilità e per la capacità di coprire le più svariate esigenze del perfetto automobilista. I pneumatici pirelli Scorpion sono infatti perfetti per affronta le strade in estate e in inverno, che ci sia la pioggia o la neve, anche per tratti di viaggio particolarmente lunghi. Tra i pneumatici pirelli pensati appositamente per il periodo estivo non si può non citare Scorpion Verde, un tipo di gomma ecologica particolarmente adatta a macchine in grado di fornire alte prestazioni. I pneumatici pirelli gamma Scorpion offrono poi altre varianti, a seconda del tipo di prestazioni richieste dal singolo modello di macchina: ci sono i pneumatici pirelli appositamente creati per andare su strade non asfaltate di media o bassa difficoltà, ma che presentano un’ottima tenuta anche su strade normali; ci sono poi i pneumatici pirelli pensati per i guidatori più sportivi, e poi naturalmente ci sono anche le gomme pensate appositamente per far circolare in modo agevole e veloce i moderni SUV anche sulla neve. Caratteristica importante dei moderni pneumatici pirelli è quella di ridurre, grazie alle rinnovate performance, il consumo di carburante del veicolo; il risultato è un rilascio nettamente inferiore di anidride carbonica nell’aria.

La pizza napoletana

Grande vittoria per il made in Italy: la pizza napoletana Stg sulla gazzatta UE

Con la pubblicazione del regolamento 97/2010 della Commissione, riportato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue odierna (L34), la Pizza Napoletana è ufficialmente una Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea e scattano quindi i venti giorni dopo i quali il riconoscimento sarà operativo a tutti gli effetti. A darne notizia è la Coldiretti che ricorda che la pizza napoletana Stg dovrà essere preparata con pomodoro, mozzarella di bufala dop o mozzarella Stg, olio extravergine d’oliva e origano, avere un diametro non superiore ai 35 cm, il bordo rialzato (cornicione) tra 1 e 2 cm e una consistenza insieme morbida, elastica e facilmente piegabile “a libretto”. Il logo europeo Stg potrà essere utilizzato solo se il prodotto è conforme con il disciplinare di produzione, ma purtroppo sarà comunque permessa la possibilità di continuare a usare il nome di pizza napoletana anche per il prodotto non certificato.

Si tratta di una forma di tutela del tutto insufficiente che non impedirà che – ha commentato la Coldiretti – la metà delle pizze servite nelle 25mila pizzerie italiane continui ad essere preparata con ingredienti importati dall’estero: cagliate provenienti dall’est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale, all’insaputa dei consumatori. Unici elementi di tutela sono legati al fatto che la mozzarella, secondo il disciplinare, deve essere di bufala Dop ma anche mozzarella Stg, e che la pizza non può essere congelata o surgelata. Niente peraltro viene specificato riguardo al pomodoro, tranne che deve essere sparso con un movimento a spirale.


Se si considera che – ha precisato la Coldiretti – in Italia sono stati importati in un anno 500 milioni di chili di extravergine, 86 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 150 milioni di chili di concentrato di pomodoro e oltre 5 miliardi di chili di grano, è facile capire come il rispetto dell’originalità degli ingredienti e del loro legame con il territorio sia una condizione determinante per la tutela della vera pizza napoletana tradizionale.

Il rischio – ha sostenuto la Coldiretti – è di perdere definitivamente lo storico legame con il territorio di provenienza della pizza che è nata a Napoli a metà del 1700 ed eretta per sempre a vessillo tricolore, con il bianco della mozzarella , il rosso del pomodoro ed il verde del basilico , quando il pizzaiolo Raffaele Esposito dedicò la “pizza Margherita ” alla regina di casa Savoia nel 1889 . Oggi la pizza è la parola italiana piu’ conosciuta all’estero con l’8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall’espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della Societa’ Dante Alighieri.

In Italia ci sono 25mila pizzerie con 120 mila posti di lavoro e un fatturato di 5 miliardi di euro che è in crescita nonostante la crisi, come conferma – conclude la Coldiretti – una recente ricerca Doxa secondo la quale quando si tratta di scegliere qualcosa di “gustoso”, per la pausa pranzo, il 29 per cento degli italiani predilige pasta, ma ben il 26 per cento pizza.

Made in Italy: marchio tutela

Come si riconosce un prodotto made in italy da uno parzialmente realizzato in Italia? Dal 15 agosto scorso è sta istituita una legge che dice che questi ultimi prodotti non possono fregiarsi del marchio made in Italy. Questo vale anche per prodotti in minima parte non prodotti nella nostra penisola, provenienti dall’estero

Ricapitolando quindi partire dal 15 agosto scorso, la nuova legge sullo sviluppo economico stabilisce che non potranno fregiarsi del marchio “Made in Italy” quei prodotti realizzati anche solo in minima parte all’estero.

Tanto vale anche per i prodotti alimentari italiani tanto amati in tutto il globo da essere oggetto di imitazioni con nomi improbabili: il “parmigianino”, la “mozzarina”, il “pardano” solo per citarne alcuni.

È evidente (e forse un po’ ci lusinga!) che il prodotto diventa oggetto di imitazione quando è ambito, desiderato e quindi tutti lo vorrebbero. Esattamente ciò che accade per i prodotti alimentari nostrani, complice ne è anche la riscoperta della dieta mediterranea alla quale sono riconosciute proprietà benefiche per la salute in virtù della varietà, completezza e qualità. Se si entra nello specifico della cucina italiana salta all’occhio la varietà di modi con cui i nostri cibi vengono preparati da regione a regione, a volte anche da paese a paese nell’ambito della stessa regione! Vantiamo secoli di esperienza e sperimentazione in tutti i settori dell’arte culinaria, ne abbiamo fatto la nostra competenza distintiva in tutto il mondo, pertanto è giusto difenderla e divulgarla nel modo giusto.


In qualità di azienda che ha contatti commerciali con l’estero, siamo a favore della globalizzazione ma intesa come rispetto e scoperta delle diversità. È giusto che l’olio di oliva giunga sulle tavole di tutti coloro che ne apprezzino il gusto e le qualità benefiche, ma ancor più giusto è che sia di origine controllata e di provenienza certa altrimenti potremmo essere davvero certi dei benefici tanto decantati?
Anche in Italia, finalmente, possiamo assaggiare cibi e cucine tipiche di paesi stranieri, ma non cerchiamo di imitarli su larga scala. Al massimo qualche piccolo ristorante cerca di spacciare un “sushi” nostrano, ma in fin dei conti dalle nostre parti in Puglia (specie nel barese) il pesce crudo è di casa!

D’altro canto, però, ci domandiamo come mai si è giunti all’imitazione di prodotti alimentari? Se prendiamo ad esempio il caso di abbigliamento ed accessori moda di grandi firme, altro settore altamente contraffatto, si può ipotizzare che la causa sia l’alto costo degli stessi che quindi non li rende accessibili a tutti. Le ragioni sono diverse e a mio avviso in alcuni casi anche giustificati. Ma se parliamo di prodotti alimentari di largo consumo ( e quindi non parlo di prodotti tipo l’aceto balsamico di Modena invecchiato in botti di rovere a produzione limitata) probabilmente arriva sulle tavole dei consumatori stranieri a prezzi non proprio contenuti. Forse limitando i costi di produzione e magari abbassando i dazi doganali laddove presenti, possa essere un incentivo ad acquistare prodotti tipici originali e diminuire il rischio di imitazioni o addirittura contraffazione degli stessi.

Sono ipotesi superficiali che però possono farci riflettere. Inoltre vorremmo ricordare che la maggior parte dei produttori italiani conduce imprese di piccole dimensioni che, come la nostra, operano, sul mercato interno e non, in assoluta solitudine.


Riconoscimento dop per la pagnotta del Dittaino e igp per l’abbacchio romano

 

Prodotti tipici dell’agroalimentare: riconoscimento dop per la pagnotta del Dittaino e igp per l’ abbacchio romano

Sono ora 179 i prodotti tipici agroalimentari italiani che hanno ufficialmente ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento DOP (denominazione d’origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta) ai sensi del Regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006. L’Unione Europea ha infatti appena riconosciuto, tra le carni fresche, l’IGP “Abbacchio Romano” (prodotto tipico del Lazio) e, tra i prodotti da forno, la DOP “Pagnotta del Dittaino” (prodotto tipico della Sicilia).

Degli 838 prodotti tipici DOP e IGP riconosciuti in Europa, i 179 italiani rappresentano il 21%; ci seguono, sempre più distanziate, la Francia con 165, la Spagna con 122, il Portogallo con 115. Fra le regioni italiane, conserva il primo posto l’Emilia Romagna con 26 specialità (14 DOP e 12 IGP), seguita dal Veneto con 25 (14 DOP e 11 IGP). La Sicilia, con la Pagnotta del Dittaino, prodotto tipico che si prepara in 18 comuni della valle del fiume Dittaino nelle province di Enna e Catania, è prima fra le regioni del Mezzogiorno con 17 prodotti (11 DOP e 6 IGP), seguita dalla Campania con 16 (8 DOP e 8 IGP). L’Abbacchio Romano (prodotto tipico che si ottiene nell’intero territorio della regione Lazio) porta a 15 (9 DOP e 6 IGP) i prodotti tipici laziali che hanno ottenuto il riconoscimento comunitario.

Con l’IGP dell’Abbacchio Romano, le carni fresche italiane con marchio d’origine salgono a tre, tutte IGP: erano infatti già iscritte nell’elenco europeo, l’Agnello di Sardegna e il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Con la Pagnotta del Dittaino DOP, sono cinque i prodotti da forno italiani con marchio d’origine, essendo già stati riconosciuti la Coppia Ferrarese IGP, il Pane Casareccio di Genzano IGP, il Pane di Altamura DOP e il Pane di Matera IGP.


A breve sarà pubblicato anche il Regolamento di approvazione dell’ Aceto Balsamico di Modena IGP, per il quale si è recentemente conclusa con successo l’istruttoria UE, sicchè l’Italia raggiungerà quota 180. Sono in attesa del riconoscimento DOP o IGP altri 73 prodotti tipici agroalimentari italiani. Agriturist (Confagricoltura) commenta favorevolmente il primato dell’Italia nella attribuzione dei marchi DOP e IGP ai prodotti tipici dell’agroalimentare: “Dalla crescita dei prodotti tipici a denominazione d’origine deriva non solo una preziosa opportunità di sviluppo per l’ agricoltura italiana, che privilegia soprattutto le coltivazioni e gli allevamenti tipici dei diversi territori, ma anche una occasione importante per proporre all’attenzione del turismo enogastronomico e dell’ agriturismo nuove mete, con tutto il patrimonio di cultura, natura e paesaggio di cui ciascuna di esse è artefice e custode”.

 

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